valina91 scritto il Feb 7, 2010
Un romanzo senza tempo
Un romanzo senza tempo. Pietra è nata a e cresciuta in una famiglia poverissima, nella bassa Ciociaria. La sua vita scorre tranquilla finché non irrompe la seconda guerra mondiale a spazzare via ogni sicurezza. Quando il mondo si sta faticosamente rimettendo in piedi, Pietra dovrà affrontare la prova più dura. L'istinto di sopravvivenza porta inesorabilmente ad una adattamento, ma a che prezzo? Cosa è giusto sacrificare?
Proclama
L'entusiasmo e la competenza con i quali formulate commenti, suggerimenti e giudizi dopo averlo letto non mi danno scampo: devo raccoglierli in un luogo accessibile a tutti. Questo. Ah! Voi continuate, eh?
venerdì 15 luglio 2011
lunedì 11 luglio 2011
Cricri: Le due vite di Pietra
le due vite di pietra
La prima parte ha dei riferimenti storici ben precisi, la storia di Pietra e della sua famiglia si lega alle tragiche vicende belliche degli anni quaranta. Mi è piaciuta molto. Poi inizia una storia diversa che mi ha ricordato le novelle di Verga. Il ritmo cambia totalmente, e si corre verso l'epilogo un po' troppo velocemente. Questa mi ha convinto meno.
Cricri (ccc) ♥old version♥ scritto il Jan 29, 2010
sabato 9 luglio 2011
Spinatti: i personaggi vivono.
Il libro è ben scritto,fin dall'inizio il racconto ti prende,i paesaggi ti avvolgono e i personaggi "vivono",non cade mai nel noioso.Ho trovato un po' forse affrettata l'ultima parte del libro.
Spinatti scritto il Jan 13, 2010 |
giovedì 7 luglio 2011
LaZìa: ...mi perdonerete l'attimo di commozione che mi ha procurato la lettura di questo commento.
E cosa vuoi di più!!
La morale di pietra
C’e’ chi dice che non si dovrebbe dare fiducia alle conoscenze virtuali, che il virtuale ci altera la percezione della realtà e ci isola in un mondo avulso e fasullo. Paure infondate, dovute soprattutto a quelle reticenze conservazionistiche che rifiutano le novità e le tacciano di pericolosità. Il virtuale, che ben venga se mi permette di interagire con gente che presenta uno spessore sicuramente più consistente di tante conoscenze reali che ho nella vita di tutti giorni. E una di queste mie “conoscenze virtuali” è proprio Monica, autrice di questa lunga novella o romanzo breve dedicato alla vita di Pietra e alla sua morale. L’entroterra italiano, qui siamo nella Ciociaria che io conoscevo solo tramite il libro di Moravia e la sua trasposizione cinematografica, ma scopro che le similitudini con la mia terra lucana sono moltissime. Mentalità, usi, costumi. Molto e molto altro.
La storia di Pietra comincia con un fenomeno tristemente noto: il desiderio di una discendenza di sesso maschile deluso però alla nascita della prima di una lunga serie di femminucce. Il risentimento del padre verso questa prole non desiderata porta a evoluzioni drammatiche della vicenda. Pietra, macchiata della colpa di essere femmina, viene scacciata di casa e da ragazza dolce e accondiscendente si trasforma in donna cattiva e calcolatrice. Mi rendo conto di banalizzare un po’ la trama, ma a parte il fatto che non vorrei rivelare più del necessario, quello che mi preme di più dire è la bravura dell’autrice, Monica Caira, che sa comunicarci a toni intensi la trasformazione di Pietra con una penna che non rivela niente dell’esordiente ma solo maturità di scrittura degna di scrittore esperto.
Ho partecipato con piacere a questo book-ring aperto qui su anobii dall’autrice stessa. I book-ring sono bellissimi, questo libro “viaggia” da più di un anno ormai e nel suo interno ci sono mille e mille bigliettini e noticine che incoraggiano e si complimentano con l’autrice. Lo faccio anch’io: brava Monica. Il tuo libro, pubblicato da un editore non noto che ha creduto in te, è molto più bello e molto più maturo di altri libri pubblicati e pubblicizzati e magari anche premiati sfornati però solo da politiche economiche e null’altro.
Peccato che tra i partecipanti al book-ring che mi hanno preceduta ci sia stato pure qualcuno con l’animo da maestrina con la matita rossa e blu che si è preso la libertà di segnare alcuni congiuntivi o alcuni pronomi personali ritenendoli errori dell’autrice, ma che invece ha dimostrato solo la proprio vana presunzione perché non ha capito che lì dove Monica scriveva un pronome “gli” al posto di un “le”, per esempio, non era errore grammaticale dell’autrice ma volontà esplicita di rappresentare la parlata comune che tende a onnipresentare il pronome maschile al posto del femminile o a schiacciare i congiuntivi.
Ciò che cerco in un libro e che chiedo al suo autore sono onestà di intenti, originalità nei temi, storia avvincente, emozioni forti, coerenza di stile, capacità di saper gestire le situazioni narrate e di descrivere i personaggi e Monica ne “La morale di pietra” li rispetta tutti.
C’e’ chi dice che non si dovrebbe dare fiducia alle conoscenze virtuali, che il virtuale ci altera la percezione della realtà e ci isola in un mondo avulso e fasullo. Paure infondate, dovute soprattutto a quelle reticenze conservazionistiche che rifiutano le novità e le tacciano di pericolosità. Il virtuale, che ben venga se mi permette di interagire con gente che presenta uno spessore sicuramente più consistente di tante conoscenze reali che ho nella vita di tutti giorni. E una di queste mie “conoscenze virtuali” è proprio Monica, autrice di questa lunga novella o romanzo breve dedicato alla vita di Pietra e alla sua morale. L’entroterra italiano, qui siamo nella Ciociaria che io conoscevo solo tramite il libro di Moravia e la sua trasposizione cinematografica, ma scopro che le similitudini con la mia terra lucana sono moltissime. Mentalità, usi, costumi. Molto e molto altro.
La storia di Pietra comincia con un fenomeno tristemente noto: il desiderio di una discendenza di sesso maschile deluso però alla nascita della prima di una lunga serie di femminucce. Il risentimento del padre verso questa prole non desiderata porta a evoluzioni drammatiche della vicenda. Pietra, macchiata della colpa di essere femmina, viene scacciata di casa e da ragazza dolce e accondiscendente si trasforma in donna cattiva e calcolatrice. Mi rendo conto di banalizzare un po’ la trama, ma a parte il fatto che non vorrei rivelare più del necessario, quello che mi preme di più dire è la bravura dell’autrice, Monica Caira, che sa comunicarci a toni intensi la trasformazione di Pietra con una penna che non rivela niente dell’esordiente ma solo maturità di scrittura degna di scrittore esperto.
Ho partecipato con piacere a questo book-ring aperto qui su anobii dall’autrice stessa. I book-ring sono bellissimi, questo libro “viaggia” da più di un anno ormai e nel suo interno ci sono mille e mille bigliettini e noticine che incoraggiano e si complimentano con l’autrice. Lo faccio anch’io: brava Monica. Il tuo libro, pubblicato da un editore non noto che ha creduto in te, è molto più bello e molto più maturo di altri libri pubblicati e pubblicizzati e magari anche premiati sfornati però solo da politiche economiche e null’altro.
Peccato che tra i partecipanti al book-ring che mi hanno preceduta ci sia stato pure qualcuno con l’animo da maestrina con la matita rossa e blu che si è preso la libertà di segnare alcuni congiuntivi o alcuni pronomi personali ritenendoli errori dell’autrice, ma che invece ha dimostrato solo la proprio vana presunzione perché non ha capito che lì dove Monica scriveva un pronome “gli” al posto di un “le”, per esempio, non era errore grammaticale dell’autrice ma volontà esplicita di rappresentare la parlata comune che tende a onnipresentare il pronome maschile al posto del femminile o a schiacciare i congiuntivi.
Ciò che cerco in un libro e che chiedo al suo autore sono onestà di intenti, originalità nei temi, storia avvincente, emozioni forti, coerenza di stile, capacità di saper gestire le situazioni narrate e di descrivere i personaggi e Monica ne “La morale di pietra” li rispetta tutti.
LaZìa scritto il Jan 3, 2010
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E' da notare il cambiamento radicale della protagonista, perfettamente descritta dall'autrice, in un primo momento in peggio e nelle ultime pagine riusciamo a trovare invece la Pietra dell'inizio, che sa cos'è l'amore e la riconoscenza. Appropriato l'utilizzo del dialetto nei dialoghi tra paesani che mostrano la difficoltà nell'affrontare una Seconda Guerra Mondiale dura e proibitiva.