è un romanzo avvincente e ben scritto, talmente sentito che se non fosse per evidenti motivi anagrafici starei qui a chiedermi se non si tratti di un'autobiografia romanzata.
la descrizione di luoghi, usanze e persone è talmente accurata da sembrare un quadro del periodo realista, quando pittori come gericault iniziavano ad abbandonare i soggetti religiosi per privilegiare nella scelta la riproduzione dei contadini, delle loro case e delle loro attività in un'esplosione di luci, di ombre e colori.
la descrizione della vita rurale, della fiera del paese, dell'abbandono delle case durante la guerra, sono piccoli gioielli della memoria che grazie alla capacità descrittiva di monica caira non sono andati smarriti, come quelle filastrocche o quegli aneddoti che di generazione in generazione si tramandano nel tempo di bocca in bocca.
la vicenda è straziante, di quelle che annichiliscono di fronte al senso di impotenza e d'ingiustizia che fanno rivivere e che, nonostante il desiderio di vendetta sia un sentimento umano ma non condivisibile, non fanno condannare a priori la scelta di comportamenti umani dalle conseguenze estreme.
l'unico appunto che mi sento di fare è che se nella prima parte gli eventi si susseguono con un ritmo che sembra più naturale, nella seconda sembra quasi che l'autrice abbia avuto un po' troppa fretta di portare a termine la sua opera, che gli eventi si susseguano un po' troppo velocemente e che non ci sia il respiro necessario a metabolizzarli e a digerirli!
la descrizione di luoghi, usanze e persone è talmente accurata da sembrare un quadro del periodo realista, quando pittori come gericault iniziavano ad abbandonare i soggetti religiosi per privilegiare nella scelta la riproduzione dei contadini, delle loro case e delle loro attività in un'esplosione di luci, di ombre e colori.
la descrizione della vita rurale, della fiera del paese, dell'abbandono delle case durante la guerra, sono piccoli gioielli della memoria che grazie alla capacità descrittiva di monica caira non sono andati smarriti, come quelle filastrocche o quegli aneddoti che di generazione in generazione si tramandano nel tempo di bocca in bocca.
la vicenda è straziante, di quelle che annichiliscono di fronte al senso di impotenza e d'ingiustizia che fanno rivivere e che, nonostante il desiderio di vendetta sia un sentimento umano ma non condivisibile, non fanno condannare a priori la scelta di comportamenti umani dalle conseguenze estreme.
l'unico appunto che mi sento di fare è che se nella prima parte gli eventi si susseguono con un ritmo che sembra più naturale, nella seconda sembra quasi che l'autrice abbia avuto un po' troppa fretta di portare a termine la sua opera, che gli eventi si susseguano un po' troppo velocemente e che non ci sia il respiro necessario a metabolizzarli e a digerirli!
Piperitapitta scritto il Feb 4, 2009
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