Un romanzo senza tempo

Un romanzo senza tempo. Pietra è nata a e cresciuta in una famiglia poverissima, nella bassa Ciociaria. La sua vita scorre tranquilla finché non irrompe la seconda guerra mondiale a spazzare via ogni sicurezza. Quando il mondo si sta faticosamente rimettendo in piedi, Pietra dovrà affrontare la prova più dura. L'istinto di sopravvivenza porta inesorabilmente ad una adattamento, ma a che prezzo? Cosa è giusto sacrificare?

Proclama

L'entusiasmo e la competenza con i quali formulate commenti, suggerimenti e giudizi dopo averlo letto non mi danno scampo: devo raccoglierli in un luogo accessibile a tutti. Questo. Ah! Voi continuate, eh?

martedì 5 aprile 2011

Writer

Il romanzo appare diviso in due: tutta la prima parte è bella ed essenziale, la descrizione della vita famigliare, l'economia di sussistenza, la condizione delle donne di allora, valorizzate unicamente se partorivano maschi, gli scorci di paesaggio che circondano Atina, i rapporti tra le sorelle e tra queste e il padre, tutto ciò è narrato con uno stile pulito e netto che restituisce un quadro convincente della Ciociaria verso la fine degli anni '30. La guerra pare paradossalmente proteggere il nucleo famigliare dai rischi di una frantumazione, come se il pericolo concreto di morte fungesse da vaccino alle tendenze disgreganti che incombono su Pietra e i suoi cari. Poi, con la morte di Beniamino, sembra che l'autrice si sia fatta prendere dalla fretta di sintetizzare, di concludere, come se i tasti del computer fossero diventati improvvisamente incandescenti. Pietra subisce una mutazione genetica e, nel giro di una ventina di pagine, diventa un'astuta manipolatrice che irrestisce Benito, ne scaccia i figli, si dedica all'usura e getta le basi della sua fortuna economica. Non sto dicendo che la mutazione che lei sperimenta è incongrua, un trauma come la morte del fratello e l'espulsione dalla casa paterna possono provocare cambiamenti e reazione estreme, dico però sul piano della resa narrativa, della credibilità della narrazione ho trovato questa seconda parte poco convincente, affrettata ed eccessivamente condensata. Anche sul piano del linguaggio la seconda Pietra appare radicalmente diversa dalla prima: forse l'autrice avrebbe potuto rendere la transizione in modo più sfumato, mentre così sembra tagliata con l'accetta. Per questo "La morale di Pietra" mi ha provacato sensazioni contrastanti: le ultime 40 pagine, che sono un po' il fulcro del romanzo, non sono in linea con le premesse che erano state delineate con efficacia nelle prime 90.

Writer scritto il Feb 11, 2009

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